“Io sono…”. Il costruirsi persona dei minorenni devianti

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Abstract
L’idea del presente studio nasce nel contesto dell’U.S.S.M. (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni), luogo in cui lo psicologo si occupa di approfondire la conoscenza della personalità e delle dinamiche evolutive, nonché di valutare e di contestualizzare il reato del minore, al fine di contribuire a formulare risposte mirate alla sua condotta deviante. L’obiettivo è quello di confrontare, attraverso l’utilizzo dell’Adjective Check List (ACL), le auto-percezioni di due gruppi di ragazzi adolescenti, omogenei per età e livello scolastico: il primo composto da giovani che hanno commesso reati e sono presi in carico dall’Ufficio di Servizio Sociale di Catania (U.S.S.M.), composto da 117 soggetti di sesso maschile ed età compresa tra i 15 ed i 22 anni; il secondo, che rappresenta il gruppo di controllo, composto da ragazzi che frequentavano l’Istituto professionale Don Bosco, composto da 77 ragazzi di sesso maschile ed età compresa tra i 15 e i 19 anni. I dati ottenuti invitano a riflettere sia sull’esigenza dei ragazzi del gruppo di riferimento di apparire diversi rispetto a come sono percepiti all’interno del contesto giuridico in cui si trovano, sia sulla diversa modalità di percepire e dare significato a specifici aggettivi, scelti per descriversi, sulla base delle personali esperienze di vita. Infine, emerge la grande difficoltà di questi giovani nel percepire pienamente i propri agiti aggressivi e le conseguenze a questi connesse, per cui il tentativo di riadattare la propria presentazione di sé evidenzia un conflitto interiore che limita i loro processi di autonomizzazione. Ciò chiede agli operatori interessati un impegno creativo per promuovere processi trasformativi e non solo di mero adattamento.

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